Adottare un cane è sempre un’impresa emozionante ed entusiasmante.
Un percorso verso una felicità condivisa con un amico peloso.
Oggi vi voglio parlare di adozione di cani rescue, ma prima: cosa si intende con questo termine?
Rientrano in questa categoria tutti quegli animali che provengono da situazioni ed esperienze particolarmente delicate. In particolare ci riferiamo a cani:
- dei canili;
- delle perreras spagnole;
- salvati dalla strada;
- randagi del sud Italia;
- provenienti da altri paesi, come l’Albania dove spesso vivono allo stato brado;
- utilizzati per la caccia e poi abbandonati;
- delle forze dell’ordine pronti per la pensione, dopo anni di servizio;
- adottati dalla guardia di finanza e spesso provenienti da allevamenti intensivi dell’est Europa;
- provenienti da sequestri dovuti a situazioni di maltrattamento;
- di razza, ceduti per impossibilità di gestione dovuta all’indole;
- con malformazioni genetiche e fisiche, sordi o cechi per esempio;
- cuccioli che hanno perso la mamma;
- Amstaff precedentemente utilizzati per combattimenti clandestini;
- etc.
Adottare un animale svantaggiato è sicuramente un’esperienza e un gesto d’amore, ma perché decidiamo di farlo? Spesso per avere un cane di razza senza acquistarlo, per fare una buona azione, perché veniamo a sapere di certe condizioni e ci sentiamo commossi e chiamati a farlo.

Una situazione delicata da conoscere e gestire
Molte volte l’entusiasmo dovuto a questo percorso ci rende impreparati alle conseguenze di un’adozione diversa. Questi animali infatti possono aver subito abusi fisici, sessuali, emotivi, sono spesso rimasti molto tempo in luoghi umidi, bui e angusti, con scarsa igiene.
Sono cani che con molta probabilità non hanno mai interagito con le persone, che hanno paura dei rumori, che non hanno mai usato un guinzaglio o una pettorina.
Sono situazioni estremamente delicate.

La consapevolezza è il primo passo
Scegliere di adottare un animale con queste esperienze passate è molto diverso da accogliere in famiglia un cucciolo, di razza o non, che ha vissuto con la mamma e i fratelli in un ambiente sereno, con i giusti stimoli, con una certa socializzazione intraspecifica (con i suoi simili) e interspecifica, (con un’altra specie: umano, gatto, etc.), che è stato accarezzato e toccato sin dal principio. È diverso anche rispetto all’adozione di un cane adulto, proveniente da una famiglia che chiaramente si prendeva cura di lui, ma che per motivi personali non può più farlo: l’animale è infatti già abituato già a determinate situazioni.
Fare una scelta consapevole prima per gestire meglio il dopo
Ecco quindi che prima di scegliere di percorrere questa strada è davvero importante pensarci moltissimo. Non perché io privilegi l’adozione da allevamento, ma perché è fondamentale essere consapevoli che il passato di questi animali inciderà sulla loro educazione, sulla routine, sull’interazione con tutta la famiglia. Anche sulla vostra persona.
Il rischio è farsi prendere dall’euforia del momento e poi dover restituire l’animale per incapacità di gestione procurandogli un ulteriore trauma.
Se ti va di approfondire il tema dell’educazione ho scritto un articolo in cui elenco le mie 5 regole fondamentali per educare un cane e una guida con 10 cose da sapere prima di adottare un cucciolo.
Questi articoli possono esserti utili anche nel caso in cui la tua scelta sia di adottare un cucciolo rescue!
Situazioni comuni dopo adozioni di rescue
Le tipiche situazioni di difficoltà post adozione che questi cani possono vivere sono legate ai luoghi rumorosi e affollati, agli stimoli del contesto urbano, alla gestione in luoghi chiusi soprattutto se fino al giorno prima hanno vissuto in libertà, all’interazione con persone e bambini, etc.
Tutte queste situazioni per noi quotidiane, sono per loro potenzialmente traumatiche.
Cani randagi che hanno vissuto a lungo allo stato brado troveranno più difficile ambientarsi in una routine casalinga, in appartamento, piuttosto che rimanere nel loro contesto.
So che è difficile comprendere e accettare questi scenari, ma è davvero fondamentale che ogni situazione venga analizzata e considerata, prima di portare l’animale a casa.
Sia dal punto di vista del rescue, che dal nostro.
Le domande che dobbiamo porci
Dobbiamo chiederci, con sincerità, se siamo pronti ad affrontare tutte le possibili complicazioni e disagi imputabili alle situazioni che questi pelosi hanno vissuto prima dell’incontro con noi.
Di cui non siamo responsabili, ma che certamente saremo chiamati a gestire.
Noi, in prima persona, con tutte le implicazioni anche psicologiche del caso.
Se comprendiamo e accettiamo da subito, che ci vorranno mesi o anni per superare eventuali difficoltà, se mettiamo in conto che potremmo non avere mai un cane “normale” da portare al parco o con il quale passeggiare, allora stiamo già partendo con il piede giusto.
Se invece adottiamo per pena, senso di colpa, volontà di salvare il cane, senza consapevolezza, allora le problematiche saranno davvero difficili da gestire.
Molte volte questa categoria di cani richiede l’aiuto di professionisti quali l’educatore cinofilo, il veterinario comportamentalista, il nutrizionista, sin dai momenti pre adozione.
Figure fondamentali, che prevedono anche una certa disponibilità economica.
Ogni relazione con un animale è un insieme di successi e insuccessi; un viaggio alla scoperta delle proprie emozioni e capacità di costruire qualcosa di molto prezioso, assieme.
Spero con questo articolo di avervi dato alcuni elementi in più per comprendere se siete pronti o meno per questo tipo di adozione consapevoli che ci vorrà amore, pazienza e calma.
Certamente come in ogni situazione, ma con questi pelosi un po’ di più.
Tra i servizi che offro ci sono le consulenze di pre e post adozione, se vuoi saperne di più visita la pagina “Servizi” del mio sito!
Con affetto,
La Mamma Cinofila